Approfondimento DAS: HATERS – COME DIFENDERSI DAGLI ATTACCHI SU INTERNET

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“C’è un’aggressività crescente nelle parole e negli atteggiamenti che ha portato alla diffusione dei cosiddetti “haters” e alla conseguente necessità di difendersi dagli attacchi su internet.

È un male che parte da lontano, da quando c’è sempre meno voglia di ascoltare l’altro, di ascoltare un pensiero difforme, da quando è diventato sempre più difficile trovare le parole giuste per suscitare l’ascolto, il confronto.

Questo malessere diffuso, che non sempre è riconducibile a mera frustrazione o a gap di comunicazione, integra, talvolta, gli estremi di un vero e proprio reato e sembra amplificarsi nel momento in cui ci si sposta dalla vita reale a quella virtuale.

Ecco allora che blog, forum, piattaforme social si trasformano in ring di scontro dove insulti e rabbia, e talora anche vere minacce, esplodono senza limiti protetti dall’anonimato del web.

Internet è nato per unire le persone, ma è necessario promuovere il rispetto in rete.

È il fenomeno dei c.d. “leoni da tastiera” o “haters”, soggetti che sfogano la propria rabbia sulla rete con commenti offensivi e discriminatori. Molto spesso non c’è una ragione a tutto ciò, ma solo la stupidità della consapevolezza che gli insulti sono più facili da scrivere che da rivolgere a voce. Talvolta, però, alcune categorie vengono prese di mira, per il loro pensiero, le loro idee, la loro diversità rispetto ad un’ideologia dominante. Nascono i fenomeni come il cyberbullismo o lo stalking, per esempio, che molte volte abbiamo denunciato nelle nostre newsletter e di cui, come DAS, ci siamo occupati nei casi legali da noi trattati.

“Hate speech” si riferisce a parole, immagini, video, commenti o post con contenuto aggressivo o violento.

Tali contenuti vengono diffusi per ferire le persone. L’aggressione in rete mira a svalutare, attaccare o addirittura incitare alla violenza contro un determinato gruppo di persone o un singolo individuo.

Concita De Gregorio, giornalista, scrive: “C’è una domanda semplice e persino banale che precede ogni altra considerazione: se io rispetto la tua posizione, perché tu non rispetti la mia?”. Questo interrogativo vale per ogni questione: dagli argomenti di maggiore attualità legati alla gestione della pandemia, alle scelte di governo del paese, ai temi della disabilità, del femminicidio e dell’inclusione.

Occupandoci di tutela legale, ci siamo trovati ad assistere, con i nostri avvocati, aziende o professionisti vittime di una diffamazione mediatica che ha finito per ledere la loro reputazione anticipando colpe e condanne in realtà mai accertate con sentenza. Il processo mediatico è l’altra faccia di questo mal costume: l’arena virtuale dei social media amplifica i contenuti e li trasmette con la velocità di una frazione di secondo, danneggiando carriere e personalità costruite in anni di lavoro e di impegno. Constatiamo, dunque, l’effetto di tutto ciò: che molte persone non pubblicano le proprie idee perché hanno paura di essere aggrediti da altri e che, sempre più spesso, da questa aggressione non ci si riesce a difendere.

Ci si rende conto che occorre adottare un modello di comportamento e delle soluzioni di comunicazione, da attuare non solo on line, che aiutino a reagire in modo veloce ed efficace a determinati commenti lesivi della reputazione di una persona o di un professionista o comunque infamanti.

Parlare di “netiquette” potrà sembrare riduttivo o semplicistico, ma, in questo contributo, ci accontentiamo di fornire qualche spunto pratico, che possa essere d’aiuto a chi cada vittima di tale aggressività mediatica.

Con questo termine, acronimo di “network” (rete) e di “étiquette” (buona maniera), si intendono il complesso di regole di comportamento e di scrittura volte a favorire il reciproco rispetto tra gli utenti di social media, ma anche di posta elettronica e di comunicazione scritta in generale. Ecco qualche suggerimento (Fonte: “Manufatto”, n. 6, 2021, specie pagg. 14-16):

  • difficilmente gli haters si lasceranno distogliere dalle loro convinzioni; sono degli “antisistema” perciò non scomporsi è cruciale. Nella maggior parte dei casi, si tende per prima cosa a rispondere alle provocazioni ricevute: è opportuno non farlo;
  • anche ignorare del tutto un hater che sta scrivendo con commenti aggressivi è errato perché potrebbe essere indotto a perseverare nell’intento in quanto la propria aggressività non trova ancora nel destinatario uno sfogo;
  • la migliore strategia è quella di porre delle domande; in questo modo è possibile far uscire allo scoperto chi ha commentato, ponendolo di fronte ad una specifica questione sulla quale è chiamato ad esporsi nel merito e a non limitarsi all’invettiva; l’effetto è che anche i followers finiranno per regolarsi autonomamente distinguendo il vero dal falso;
  • in nessun caso, è consigliabile lasciarsi coinvolgere dalle provocazioni, impegnandosi in una lunga discussione; è preferibile, invece, tracciare una linea netta, utile ad interrompere il discorso dopo aver posto solo alcune precise domande;
  • non usare lo stampatello o caratteri maiuscoli perché trasmettono l’immagine della prepotenza di chi urla per imporre le proprie idee;
  • preferibilmente, nelle e-mail, indicare sempre nell’oggetto l’argomento del messaggio per permettere al destinatario di classificare la posta elettronica ricevuta in base alle priorità;

Come compagnia di tutela legale, abbiamo sviluppato − soprattutto per professionisti ed imprenditori individuali che sono attivi anche sui social per esigenze di pubblicità e di comunicazione – due garanzie in grado di supportarli nei casi di violazione dell’immagine dovuta a contenuti lesivi pubblicati on line e nei casi di crisi di reputazione conseguente al processo mediatico. In particolare, DAS sostiene le spese nell’interesse del professionista assicurato:

  • per rimuovere, richiedere di rimuovere o per ridurre l’impatto negativo di contenuti pubblicati on line, che ledono la propria reputazione a seguito di un attacco informatico o di un furto d’identità;
  • per l’attivazione di un team di crisi composto da giornalisti professionisti e comunicatori esperti in Litigation PR e nella gestione e difesa della crisi di reputazione;

Scrive “ShareTheLove.online”: “Le parole feriscono più della spada. Le discussioni rispettose ci arricchiscono, mentre quelle offensive ci dividono.”

di Walter Brighenti per DAS

 

(Fonte QUI)
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