Approfondimento DAS: REDDITO, DEMOGRAFIA E CONSUMI DELLE FAMIGLIE ITALIANE NEL 2021

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“Nel 2021 sono aumentati il reddito e i consumi delle famiglie italiane, ma è diminuito il risparmio, in questo articolo cerchiamo di capire perché analizzando alcuni dati socio-economici.

Il recupero dei consumi delle famiglie italiane (incremento del 14,4% tra il secondo trimestre del 2020 e il secondo del 2021) è la conseguenza dell’allentamento delle misure di contenimento del contagio. Si prevede una crescita dei consumi del 5,2% su base annua, ma ancora inferiore alla crescita del PIL e inadeguata a ricollocare il paese sui livelli di spesa degli italiani nel periodo antecedente la pandemia.

Sussiste una correlazione, che involve in circolo vizioso, tra bassa crescita economica, ridotti ritorni in termini di gettito fiscale, innesco della spirale del debito pubblico, diffusa insoddisfazione sociale. Questa situazione era già latente in Italia da tempo, aggravata dalle molte patologie economiche di cui soffre il paese, e il compito attuale delle istituzioni pubbliche (sempre più quelle europee comunitarie) è di recuperare l’arretrato osteggiato da quel “rimbalzo dell’irrazionale” di cui si scriveva poc’anzi.

Proviamo soltanto a menzionare qualche dato per comprendere un po’ meglio le radici di tale instabilità sociale. I temi sono eterogenei, ma possono aiutarci ad entrare nella complessità del fenomeno.

  • L’inverno demografico (assenza di capitale umano);
  • La crisi dei consumi; l’inflazione;
  • La “sfida” dell’edilizia;

L’Italia affronta la grande sfida della ripresa dalla pandemia con una grave debolezza: la scarsità di risorse umane sulle quali investire. Il primo fattore critico è l’inverno demografico. L’assenza di “capitale umano” è un’ipoteca pesante sulle fondamenta dello sviluppo economico perché verranno a mancare i lavoratori nelle imprese e i numeri per il ricambio generazionale.

  • Tra il 2015 e il 2020 si è verificata una contrazione del 16,8% delle nascite.
  • Secondo gli scenari di previsione, la popolazione attiva (15-64 anni), pari oggi al 63,8% del totale, scenderà al 60,9% nel 2030 e al 54,1% nel 2050.
  • Famiglia e figli: in un caso su dieci, il progetto di natalità ante pandemia è stato annullato. La grande maggioranza delle famiglie, che stavano pensando di avere un figlio, ha deciso di rinviare (55,3%) o di rinunciare definitivamente al progetto genitoriale (11,1%).
  • Soltanto il 26,5% ha continuato a progettare o ha effettivamente intrapreso un matrimonio o una convivenza stabile.
  • Il 74,1% dei giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni ritiene che ci siano troppi anziani a occupare posizioni di potere nell’economia.
  • L’83,8% degli italiani ritiene che l’impegno e i risultati conseguiti negli studi non mettono più al riparo i giovani dal rischio di dover restare disoccupati a lungo. L’80,8% degli italiani (soprattutto i giovani: l’87,4%) non riconoscono una correlazione diretta tra l’impegno scolastico e la garanzia di avere un lavoro stabile e adeguatamente retribuito.

La “stagione” dell’inverno demografico è correlata ad un’altra problematica che ne è un po’ la causa e l’effetto: la riduzione del patrimonio risparmiato dalle famiglie. La diminuzione del reddito lordo delle famiglie (meno 3,8% in termini reali nel decennio), mostra come si sia indebolita la capacità degli italiani di formare nuova ricchezza.

  • Nell’ultimo decennio (2010-2020), il conto economico degli italiani si è ridotto del 5,3% come esito della caduta del valore dei beni reali (meno 17,0%), non compensata dalla crescita delle attività finanziarie (aumentate del 16,2%).
  • La ricchezza complessiva delle famiglie italiane è pari a 9.939 miliardi di Euro. Il patrimonio in beni reali ammonta a 6.100 miliardi (61,4% del totale), depositi e strumenti finanziari ammontano a 4.806 miliardi.
  • La riduzione del patrimonio risparmiato, esito della diminuzione del reddito lordo delle famiglie (meno 3,8% in termini reali nel decennio), denota come si sia indebolita la capacità degli italiani di formare nuova ricchezza.
  • Inflazione: a ottobre 2021, il rialzo dei prezzi alla produzione nell’industria è stato consistente: incremento del 20,4% su base annua. Si registra un aumento dell’80,5% per l’energia, del 13,3% per la chimica, del 10,1% per la manifattura nel complesso, del 4,5% per le costruzioni.

In questo quadro così sfaccettato, c’è, tuttavia, una nota positiva: il “boom edilizio” conseguente ai numerosi bonus fiscali introdotti dal governo a sostegno del settore economico interessato e a favore della riconversione energetica. Uno degli ambiti in cui le misure espansive si sono concretizzate in modo più evidente è quello dell’edilizia privata. Ecco alcuni dati di riferimento.

  • A settembre 2021, gli interventi edilizi in corso o conclusi, incentivati con il super-bonus 110%, sono stati più di 46.000, per un ammontare di investimenti ammessi a detrazione pari a quasi 7,5 miliardi di Euro (di cui il 68,2% per lavori conclusi), con un onere per lo Stato pari a 8,2 miliardi.

Il 2022 si preannuncia come l’anno della svolta, non solo per il superamento del periodo emergenziale procurato dalla pandemia e il ritorno ad una nuova normalità, ma anche per i tanti impegni dell’agenda istituzionale del nostro paese e per i nuovi equilibri politici che dovranno essere ricercati (dall’elezione del capo dello stato alla fine della legislatura, dal Next Generation EU al piano di resilienza e rilancio economico previsto per l’Italia).

Non c’è spazio in tutto ciò per una fuga nell’irrazionale, ma semplicemente la necessità di impegnarsi con senso di responsabilità per non perdere le occasioni di un futuro sempre più vicino (Fonte: 55° Rapporto Censis, 03.12.2021).”

 

di Walter Brighenti – DAS

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